Dott. C. Bruni, vincitore Bando di Concorso  GILS 2017,  €25.000
Medico Reumatologo presso SOD Reumatologia, Dipartimento Medicina Sperimentale e Clinica, Università degli studi di Firenze, Firenze.

 

La sclerosi sistemica è una rara malattia cronica del tessuto connettivo caratterizzata dalla contemporanea presenza di fibrosi cutanea e degli organi interni, manifestazioni vascolari cardiache e digitali e infiammazione. Dato che le complicanze più gravi della malattia sono la fibrosi polmonare e l’ipertensione arteriosa polmonare, i pazienti vengono sottoposti a cadenza quantomeno annuale a esami di screening, quali l’ecocolordoppler cardiaco e le prove di funzionalità respiratoria.

Alcuni parametri di questi esami, quali la diffusione del monossido di carbonio (DLco) e la stima della pressione arteriosa polmonare sistolica (sPAP), sono di aiuto per il reumatologo nel sospettare l’insorgenza di una delle complicazioni suddette. Tali parametri sono limitati dalla mancata capacità di dirimere tra le due manifestazioni, per cui sono necessari ulteriori strumenti oggettivi di valutazione e quantificazione del danno polmonare.

Negli ultimi anni l’imaging, in particolare la TC del torace, ha permesso di identificare e caratterizzare i patterns di coinvolgimento polmonare della sclerosi sistemica, quali il ground-glass, il reticolare ed il polmone ad alveare. Tuttavia, la sola analisi qualitativa delle immagini TC risulta inficiata da un alto grado di soggettività e quindi da bassa concordanza inter-osservatore.

L’introduzione di programmi informatici di analisi quantitativa delle immagini TC del torace consente di quantificare in modo oggettivo e riproducibile sia le alterazioni fibrotiche polmonari che le alterazioni vascolari polmonari. In particolare, sono stati sviluppati dei programmi informatici di analisi “testurale” delle immagini, come il software CALIPER (Imbio LLC, Minneapolis, MN) che permette di quantificare i diversi patterns di interessamento polmonare e di seguire le alterazioni nel tempo.

Inoltre, più recentemente sono stati creati dei programmi per l’analisi e quantificazione del volume dei vasi polmonari (per ogni singolo polmone e per singolo lobo polmonare), distinguendo i vasi arteriosi dai vasi venosi, senza necessità di utilizzare mezzo di contrasto o effettuare ulteriori acquisizioni.

Uno dei programmi disponibili ad oggi, all’avanguardia nella valutazione quantitativa vascolare è stato sviluppato dal Ludwig BoltzmannInstitute for Lung Vascular Research (Graz, Austria).

Pertanto, abbiamo deciso di studiare un ampia popolazione di pazienti con sclerodermia che abbiano già eseguito una TC del torace e di analizzare tali scansioni con i programmi informatici suddetti (CALIPER e quello del Ludwig BoltzmannInstitute), verificando poi se i risultati quantitativi dell’imaging siano in armonia con i valori ottenuti dalle analisi di routine di monitoraggio della funzionalità polmonare (ad esempio parametri rilevati mediante la spirometria, diffusione del monossido di carbonio), della funzionalità cardiaca e vascolare periferica (ad esempio l’ecocolordoppler con stima della pressione polmonare, la videocapillaroscopia e l’ecoDoppler delle arterie renali ) e dalla valutazione clinica del paziente.

In particolare, per quanto riguarda la vascolarizzazione polmonare, parametro di cui si conosce poco ad eccezione dei casi con ipertensione arteriosa polmonare, sarà importante andare a valutare se l’attesa riduzione dell’albero vascolare polmonare corrisponda alla riduzione del numero dei capillari periferici visibili in videocapillaroscopia periungueale, all’aumento della pressione all’interno dell’arteria polmonare stimata con l’ecocolordoppler cardiaco e all’aumento della resistenza vascolare intrarenale all’ecodoppler arterioso renale.

Qualora i risultati ottenuti fossero significativi, si getterebbero le basi per ulteriori studi sulla quantificazione sia della fibrosi polmonare che dei vasi polmonari, soprattutto anche per valutare l’effetto delle terapie farmacologiche somministrate per combattere le manifestazioni cardio-polmonari legate alla sclerodermia.

Queste tecniche potrebbero dar inizio a studi atti a valutare in modo tangibile e quantificabile sia i risultati del trattamento della fibrosi polmonare a livello polmonare (attualmente con farmaci immunosoppressori, in futuro verosimilmente anche con l’utilizzo di farmaci antifibrotici), sia per quanto riguarda il trattamento di manifestazioni vascolari tramite l’utilizzo di farmaci vasodilatanti e vasoattivi (come i prostanoidi – ad es. iloprost e selexipag- , gli inibitori delle fosfodiesterasi V – ad esempio sildenafil e tadalafil – e gli antagonisti recettoriali dell’endotelina – ad esempio bosentan, ambrisentan e macitentan).