Autori: Di Battista Marco, Della Rossa Alessandra, Mosca Marta
UO Reumatologia, Università di Pisa
La sclerosi sistemica (SSc) è una malattia autoimmune cronica e rara che presenta un ampio spettro di manifestazioni cliniche. Una delle complicanze più temibili nei pazienti con SSc è la malnutrizione, con una prevalenza che varia dal 10% al 50% a seconda delle diverse casistiche. Tra i molteplici i fattori che possono concorrere a provocare uno stato di malnutrizione, un ruolo primario è sicuramente rappresentato dalle manifestazioni gastrointestinali della malattia, potenzialmente riscontrabili in ogni regione del tratto digerente fin nel 90% dei pazienti. È stato ampiamente dimostrato che la malnutrizione determina un netto peggioramento della qualità di vita dei pazienti ed una prognosi più severa; pertanto si rende estremamente importante una valutazione quanto più accurata e precoce delle eventuali alterazioni nutrizionali nei pazienti.
Uno dei metodi più diffusi per valutare lo status nutrizionale è sicuramente il Body Mass Index (BMI), che tuttavia in più di un’occasione ha dimostrato di avere svariate limitazioni. Ottimi risultati sono invece stati ottenuti con l’analisi bioimpedenziometrica (bioelectrical impedance analysis – BIA), una metodica non invasiva, veloce e affidabile. Tramite una debolissima ed innocua corrente elettrica, applicata al corpo del paziente mediante degli elettrodi, è infatti possibile valutare la “resistenza” e la “reattanza”, parametri che variano a seconda della quantità di cellule, fluidi, tessuto adiposo o privo di grasso, presenti nell’organismo. Questi valori sono poi analizzati mediante equazioni predittive e infine tradotti in stime sulla composizione corporea, come, ad esempio la percentuale di massa grassa (MG) o di massa magra (MM). Nonostante l’accuratezza della misura bioelettrica, le stime della BIA risultano meno precise quando la condizione clinica del paziente esaminato si discosta dal soggetto sano: questa metodica può dunque portare a delle inesattezze nei pazienti anziani o con comorbidità. Una versione avanzata della BIA, utilizzata per la valutazione nutrizionale ma mai applicata nei pazienti con SSc, è la BIVA (bioelectrical impedance vector analysis). Grazie a un’analisi vettoriale che consente di ottenere misure dirette per ogni soggetto e non più stime, la BIVA permette di superare i limiti di applicazione della BIA risultando affidabile anche nei pazienti più anziani o con diverse patologie.
Presso l’unità di Reumatologia dell’Università di Pisa abbiamo quindi voluto applicare la BIVA per la valutazione dello status nutrizionale dei pazienti con SSc. Nell’arco di 3 anni sono stati arruolati 50 soggetti affetti da SSc per i quali era stata richiesta una valutazione nutrizionale nel sospetto clinico di malnutrizione, o che avevano presentato calo ponderale, difficoltà a deglutire o perdita di appetito. Per ogni paziente sono stati raccolti tutti i dati clinici specifici della malattia, i dati laboratoristici (come i livelli di albumina ed emoglobina che spesso risultano ridotti in caso di malnutrizione) ed è stato calcolato il BMI. Contemporaneamente sono stati valutati anche 50 controlli sani.
Tutti i soggetti sono stati sottoposti a valutazione BIVA (effettuata da sdraiati per poter applicare gli elettrodi, metodica indolore e di pochissimi minuti) e i risultati sono stati analizzati con un software specifico, così da ottenere i valori delle già citate MG e MM, dell’acqua totale corporea (ATC) e di quella extracellulare (AEC), della massa di cellule corporee (MCC), del metabolismo basale (MB) e, infine, dell’angolo di fase (AF), un parametro che riflette lo stato nutritivo e di idratazione e che risulta ridotto in caso di malnutrizione.
Nel confronto fra i vari gruppi, la BIVA ha rivelato che i pazienti con SSc presentavano una riduzione significativa di AF, MB, MCC e MM rispetto ai controlli sani, in aggiunta a una maggiore AEC. Non sono invece state riscontrate differenze significative tra pazienti e soggetti sani per quanto riguarda il BMI.
Analizzando i risultati ottenuti nel gruppo di pazienti con SSc sono emerse delle differenze innanzitutto relative all’età (i pazienti anziani presentavano un quadro di carenze nutrizionali più accentuato) ed al sesso (le donne presentavano valori più alterati di MB, MCC, MM e ATC rispetto agli uomini). Per quanto riguarda i possibili interessamenti di malattia, è emerso in maniera netta come i valori della BIVA fossero maggiormente compromessi nei pazienti con interessamento cardiopolmonare (interstiziopatia polmonare, ipertensione polmonare e interessamento cardiaco) e in quelli con danno microvascolare consistente in ulcere digitali e quadro capillaroscopico avanzato (pattern late). Tra gli esami di laboratorio, bassi valori di albumina e di emoglobina si associavano con alterazioni di MB, MCC, MM e ATC; l’ipoalbuminemia anche con peggioramento di AF e AEC. I sintomi gastrointestinali più impattanti sono risultati essere il reflusso e la sazietà precoce/distensione addominale.
La conoscenza sullo status nutrizionale nella SSc è, purtroppo, ancora limitata. Tuttavia il nostro studio, il primo ad applicare la BIVA nella SSc, ha dimostrato come questa metodica economica e veloce sia affidabile nella valutazione nutrizionale dei pazienti fragili affetti da SSc, correlando con markers sierologici di malnutrizione (emoglobina e albumina) e soprattutto con interessamenti d’organo specifici di malattia (cardiopolmonare e microangiopatico). La BIVA dovrebbe essere utilizzata come principale strumento di valutazione dello status nutrizionale nei pazienti con SSc, a maggior ragione data l’inaffidabilità del BMI nel discriminare tra SSc e soggetti sani. In futuro si potrebbe proporre di utilizzare la BIVA in tutti i pazienti – e non solo in quelli che già manifestano un sospetto di carenze nutrizionali – così da diagnosticare sempre più precocemente forme di malnutrizione all’esordio, al fine di impostare tempestivamente una appropriata terapia.