Putative role of extracellular mitochondria in the promotion of vascular inflammation and of fibroblast activation in systemic sclerosis

di Cristina Grande, Benedetta Moreschi e Martina Mengani
ASST Niguarda Milano

 

Il 23 ottobre si è Laureata la prima dietista con una tesi sul progetto Scleronet, la rete di ambulatori specialistici riconosciuti come centri ad alta specializzazione nel percorso diagnostico terapeutico delle persone affette da Sclerosi Sistemica (SSc), discutendo sull’importanza del counselling nutrizionale nel paziente con SSc. La notizia postata sulla pagina facebook del GILS ha avuto moltissimo consenso, confermando il forte bisogno di risposte sul rapporto tra alimentazione e sclerodermia.

Sul web, sui social e nei gruppi di discussione si trovano spesso consigli alimentari inutili e a volte dannosi. Bisogna leggere criticamente le notizie e chiedersi se le fonti siano scientifiche e se chi parla possieda la preparazione e l’esperienza adeguata per farlo.

Sono molte le teorie sulla dieta per la sclerodermia, ma gli studi scientifici, fino a oggi, confermano che non esiste una dieta che possa arrestare la progressione della malattia, ma che uno stile di vita sano abbinato a una corretta alimentazione di tipo mediterraneo migliori il benessere psicofisico e limiti una serie di fattori che potrebbero peggiorare la patologia.

La dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, alimenti integrali e legumi, a volte, può essere poco adatta al paziente con complicanze legate al decorso della malattia, soprattutto nei casi di disturbi gastroenterici in cui sia necessario modulare o limitare fortemente l’apporto di fibre, in alcuni casi di complicanze renali che richiedano un controllo dell’assunzione di potassio e nei casi di malnutrizione in cui sia preferibile utilizzare alimenti a più denso contenuto energetico/proteico e di volume ridotto.

Per questo motivo è importante che l’équipe curante valuti a ogni controllo clinico anche il rischio di malnutrizione del paziente attraverso test di screening che monitorino l’apporto alimentare, l’andamento del peso e l’Indice di Mas-sa Corporea (IMC) o Body Mass Index (BMI), secondo la definizione inglese. L’Indice di Massa Corporea è una semplice formula matematica che esprime le diverse classi di peso e si ottiene dividendo il peso in kg per il quadrato dell’altezza in metri. Una persona con un IMC compreso tra 20 e 24,9 è generalmente considerata normopeso.

Il dietista è la figura professionale sanitaria, in possesso di Laurea in dietistica, prevista dal Sistema Sanitario Nazionale nei Servizi Dietetici ospedalieri, competente per la nutrizione clinica e in grado di effettuare una valutazione nutrizionale più approfondita del paziente sclerodermico, verificando e interpretando i dati necessari a identificare i problemi nutrizionali, le loro cause e la loro rilevanza. Il dietista partecipa alla progettazione, attuazione e valutazione del processo assistenziale della persona con sclerodermia, collaborando con i medici specialisti, gli infermieri, i fisioterapisti e gli psicologi e fornisce al paziente informazioni dietetiche basate sulle evidenze scientifiche.

Particolare importanza riveste il counselling nutrizionale. La capacità di ascolto del professionista permette meglio di comprendere i problemi legati all’alimentazione e, rispettando il più possibile gusti, abitudini e convinzioni del paziente, consente di motivarlo a eventuali cambiamenti dietetici con l’obiettivo di migliorare o risolvere i problemi nutrizionali e migliorare la percezione di benessere.

Le difficoltà dell’apertura e della chiusura della bocca (microstomia), la riduzione del flusso salivare (xerostomia), come anche i numerosi sintomi dovuti a un coinvolgimento gastroenterico della malattia o altre eventuali complicanze cardiache, polmonari o renali, devono essere considerati dal dietista per la formulazione di un piano dietetico appropriato.