Prof. Ferraccioli, Dott.ssa Bosello, Dottor Bocci
Divisione di Reumatologia –Università Cattolica del Sacro Cuore- Roma

La malattia sclerodermica è caratterizzata da:
1. alterazioni immunologiche riguardanti i linfociti B e T;
2. modifi cazione dei livelli di citochine con un ruolo nell’infi ammazione, nel danno endoteliale e nella fi brosi;
3. attivazione dei fi broblasti.
Tali alterazioni determinano fi brosi a livello della cute e degli organi interni.

La patogenesi della sclerosi sistemica (SSc) ad oggi non è ancora completamente conosciuta: fattori genetici, infettivi, ambientali e occupazionali sono stati studiati come possibili induttori/ sostenitori del processo patogenetico della malattia. L’associazione epidemiologica tra i fattori di rischio ambientale e occupazionale e la SSc è stata estesamente analizzata e sono stati identifi cati dei cluster di malattia all’interno di alcuni gruppi occupazionali o ambientali (i.e. vicinanza ad aeree aereoportuali). Numerosi studi osservazionali su piccole popolazioni hanno analizzato alcuni fattori ambientali quali possibili fattori di rischio per il manifestarsi della SSc: silice, silicone, paraffi na, benzene, toluene, diesel, cloruro di vinile, tricloroetilene, olio di colza, etc., ma con risultati non sempre concordanti. L’ampia variabilità fenotipica dei pazienti con SSc e la molteplicità dei meccanismi patogenetici della malattia, associati alla diffi coltà di raccogliere e valutare l’esposizione a contaminanti ambientali, fi no ad ora non ha permesso di evidenziare un sicuro legame tra esposizione ambientale e/o occupazionale e sviluppo di SSc.
Negli ultimi dieci anni diversi studi hanno messo in evidenza l’importanza del particolato ambientale nell’eziopatogenesi di numerose malattie, non soltanto a carico del sistema respiratorio, ma anche del sistema cardiovascolare e del sistema nervoso centrale. L’inquinamento da polveri fi ni può essere validamente rappresentato dalla presenza del cosiddetto Materiale Particolato (PM) che, in funzione del diametro medio delle particelle, può essere suddiviso in PM10 (diametro medio ≥ 10 μ, derivante principalmente da sorgenti di tipo naturale), PM2,5 (diametro medio ≤ 2,5 μ, derivante soprattutto da fonti di tipo antropico) e PM0,1 (diametro < 0,1 μ). L’esposizione prolungata a tale particolato e’ stata messa soprattutto in correlazione con l’incremento della mortalita’ per cause polmonari e cardiovascolari. Inoltre, il nanoparticolato ambientale complesso formato da aggregati di nanoparticelle di silice e di nanotubi di carbonio ed altri agenti ossidanti, come gli ossidi metallici, hanno effetti sinergici nell’indurre non solo risposte infi ammatorie acute, ma anche effetti nocivi cronici persistenti.

Recentemente studi epidemiologici effettuati su grandi gruppi di popolazione hanno messo in evidenza l’esistenza di una stretta associazione tra esposizione a nanoparticolato ambientale e l’incidenza di ipertensione e di aumentato rischio per lo sviluppo di trombosi venose profonde in alcune zone italiane.
I fattori derivanti dall’inquinamento, stimolando in maniera cronica il rilascio di citochine proinfi ammatorie e mediatori chimici profi brotici da parte delle cellule che sono in stretta vicinanza con l’epitelio polmonare e il tessuto cutaneo (cellule endoteliali vascolari, cheratinociti e fi broblasti cutanei), possono rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo e per il peggioramento del danno endoteliale vascolare e/o della fibrosi in soggetti sclerodermici. L’esposizione al materiale particolato potrebbe indurre e mantenere l’infiammazione e la fi brosi sia a livello del polmone sia a livello endoteliale, provocando un peggioramento della funzionalità polmonare e delle manifestazioni cardio-vascolari legati alla SSc, quali ulcere e ipertensione polmonare.
Partendo da queste premesse la ricerca del nostro gruppo si sta focalizzando su:

1. valutazione del danno endoteliale in un gruppo di pazienti sclerodermici attraverso lo studio:
• delle cellule endoteliali circolanti e delle cellule progenitrici circolanti,
• dei convenzionali fattori di rischio cardiovascolari;
• della dilatazione fl usso mediata (FMD) endotelio dipendente ed indipendente e dello spessore miointimale;
• del danno capillaroscopico;
• delle citochine con effetto sul microcircolo (VEGF);
• del danno endoteliale, focalizzando l’attenzione sul VEGF a livello polmonare in corso di sclerodermia.

2.valutazione del danno ambientale a cui sono stati esposti i pazienti sclerodermici attraverso:
• la validazione di un questionario che valuti l’esposizione ambientale e lavorativa
• alle nano particelle in un gruppo di soggetti non esposti, selezionati in un reparto di ortopedia e traumatologia;
• la compilazione e la raccolta del questionario suddetto nella nostra coorte di pazienti sclerodermici per la valutazione del rischio ambientale in relazione al danno d’organo, al danno micro e macrovascolare sopradescritto;
• lo studio dell’esposizione ambientale alle nano particelle considerando le zone di residenza e di lavoro dei pazienti sclerodermici in relazione al danno polmonare.

Si è deciso di valutare le condizioni di esposizione dei pazienti non solo mediante rilevazione ambientale delle concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici, ma anche attraverso somministrazione di un questionario semistrutturato. Abbiamo somministrato ad un panel di esperti (tecnica Delphi) e a 35 pazienti che sono stati ricoverati presso la Traumatologia e Ortopedia del nostro Policlinico il questionario per validarne la comprensibilità e l’attendibilità. Sono in corso valutazioni statistiche da parte del nostro Istituto di Igiene.

Successivamente a questa fase il questionario verrà somministrato alla coorte di nostri pazienti sclerodermici sia del Lazio che fuori regione.
I dati acquisiti sulla coorte pilota ci permetteranno di valutare il possibile ruolo dell’esposizione agli inquinanti ambientali sull’insorgere della malattia e sulla progressione del danno polmonare e vascolare, ed eventualmente di individuare cluster di pazienti affetti da SSc nell’area urbana di Roma. I dati ricavati dal questionario saranno successivamente correlati ai dati clinico-biologici, di cui discusso sopra.

I risultati fi nora ottenuti, come pubblicato in alcuni abstract inviati a congressi nazionali e internazionali di reumatologia, hanno evidenziato una riduzione della molecola VEGF in corso di impegno polmonare da sclerodermia, soprattutto nei pazienti con alveolite, un’alterazione dei livelli di alcune citochine infi ammatorie nei pazienti con ulcere. una correlazione tra il danno micro vascolare caratterizzato da elevati livelli di cellule endoteliali circolanti e il danno visibile alla capillaroscopia.