La Sclerosi sistemica è una patologia autoimmune nella quale una prolungata disfunzione a livello del microcircolo vascolare può determinare…

Dr Chiara Bellocchi

La Sclerosi sistemica è una patologia autoimmune nella quale una prolungata disfunzione a livello del microcircolo vascolare può determinare l’insorgenza di ulcere digitali con un impatto profondo sulla qualità di vita e nella percezione del dolore dei pazienti. Una percezione cronica del dolore può essere inoltre dovuta al coinvolgimento di diversi organi ed apparati quali i polmoni, il tratto gastro-intestinale, il sistema cardio-vascolare e il sistema osteo-articolare.  Nuove tecniche di imaging, quali la risonanza magnetica, hanno recentemente avvalorato un interessamento anche cardiaco nella sclerosi sistemica. Il cuore può essere interessato in modo variabile manifestando anomalie della conduzione, coinvolgimento del pericardio, coronaropatia, presenza di miosite e fibrosi del miocardio. Studi di risonanza magnetica hanno mostrato l’occorrenza di fibrosi miocardica in pazienti con sclerodermia con maggiore prevalenza nelle forme diffuse cutanee. Tuttavia, nonostante l’elevata prevalenza di fibrosi miocardica, le anomalie di conduzione ad essa correlate non sono sempre intercettabili precocemente.

Una alterazione del sistema nervoso autonomo, che è composto da due componenti principali, il sistema simpatico e il sistema parasimpatico (principalmente il nervo vago), è stata riscontrata in diverse patologie autoimmuni sistemiche quali l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico e anche la stessa sclerosi sistemica. La disfunzione del sistema nervoso autonomo può precedere la comparsa di fibrosi del miocardio e potrebbe quindi essere considerata come un marker precoce di disfunzione cardiaca nella sclerodermia, in grado di identificare questa condizione in fase ancora sub-clinica. Inoltre, recenti evidenze in patologie quali l’epilessia, la cefalea cronica, le sindromi ansioso-depressive hanno mostrato come una modulazione non invasiva del nervo vago utilizzando una stimolazione transcutanea del nervo vago attraverso elettrostimolatori da applicare al padiglione auricolare, rappresenti una terapia promettente per disturbi cardiovascolari e non. In particolare, tale tipo di approccio è stato utilizzato con buoni risultati in patologie comportanti il dolore cronico.

Dal punto di vista immunologico, recenti studi stanno confermando un’elevata reciproca interrelazione tra il sistema immunitario e il sistema nervoso. Alcuni neurotrasmettitori possono avere funzioni infiammatorie/immunologiche e cellule del sistema immunitario, quali i linfociti B e T, sono in grado di produrre a   loro volta neurotrasmettitori in grado di condizionare le risposte del sistema nervoso. Alla luce di ciò, un possibile beneficio dall’utilizzo di stimolatori vagali è stato vagliato non solo in patologie caratterizzate dal dolore cronico, ma anche in modelli pre-clinici di patologie autoimmuni (nello specifico nell’artrite reumatoide e nella patologie infiammatorie intestinali) nelle quali la stimolazione vagale è in grado di controllare l’attivazione infiammatoria/immunitaria. Sono presenti inoltre nuovi clinical trials che implicano l’utilizzo di neurostimolatori in pazienti con artrite reumatoide e patologie infiammatorie intestinali.

Ci si propone quindi di verificare in una coorte di pazienti con sclerosi sistemica, i livelli di disfunzione del sistema nervoso autonomo, mediante la valutazione della “heart rate variability” che rappresenta un mezzo non invasivo ed efficace per accertare la modulazione simpatica e vagale cardiaca e per  la stratificazione del rischio.  Soprattutto il progetto si propone di riscontrare gli effetti che la stimolazione transcutanea auricolare non invasiva del nervo vago mediante l’utilizzo di un elettrostimolatore applicato al padiglione auricolare, potrebbe avere sulla percezione del dolore nei pazienti con sclerosi sistemica e i possibili effetti modulatori della stimolazione del nervo vago sui biomarcatori infiammatori.