Il nostro “Argo”, apparecchio gigante dai cento occhi, ci aiuterà nello screening del melanoma e degli altri tumori della pelle nei pazienti con lesioni particolarmente difficili oppure nei soggetti maggiormente a rischio.

E. Passoni, G. Nazzaro, E. Berti

 

Dipartimento di Fisiopatologia Medico-Chirurgica e dei Trapianti, Universita’ degli Studi di Milano, Unita’ Operativa di Dermatologia, IRCCS Fondazione Ca’ Granda, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano

 

Pochi sanno che il Castello Sforzesco di Milano ha anche una Sala del Tesoro. Il tesoro in questione era quello di Ludovico il Moro, Duca di Milano ai tempi di Leonardo da Vinci, e veniva custodito nella sala più protetta del castello, grazie ad un ingegnoso sistema antifurto. Ad ulteriore difesa del tesoro, il Duca mise un affresco di grandi dimensioni che aveva lo scopo di  spaventare gli eventuali ladri. L’affresco raffigurava Argo Panoptes, il gigante dai cento occhi. (Fig. 1. L’affresco del Castello Sforzesco)

L’affresco venne realizzato dal Bramantino nel 1490. Purtroppo il volto di Argo venne danneggiato durante il rifacimento dell’arco della volta che si inserisce proprio nel bel mezzo dell’affresco.

Ma chi era Argo?

La mitologia greca narra che Zeus si innamorò della ninfa Io, ma la moglie Era iniziò a sospettare il tradimento. Zeus per non farsi scoprire tramutò la ninfa in una giovenca. Era, che continuava ad essere diffidente, riuscì a farsi regalare l’animale e lo pose sotto la sorveglianza del gigante Argo.

Argo, grazie ai suoi cento occhi, riusciva a non dormire mai, chiudendone, per riposare, solo due per volta (Fig. 2). Zeus, dispiaciuto per la ninfa prigioniera, incaricò il dio Ermes di liberarla. Ermes andò quindi da Argo e  intonando una soave melodia, raccontò una storia fino a quando il gigante si addormentò, chiudendo tutti e cento gli occhi. Ermes potè così ucciderlo, liberando la ninfa Io. La dea Era, addolorata per la morte di Argo, prese gli occhi dalla testa di Argo e li distribuì sulle piume dei pavoni, animali a lei sacri. (Fig. 2)

Argo, un aiuto in più contro i tumori della pelle

Ci siamo ispirati al mito di Argo, narrato dalle Metamorfosi di Ovidio, per “battezzare” il nostro nuovo aiutante nella diagnosi precoce dei tumori cutanei. Dal mese di settembre 2016, infatti, grazie ad una donazione anonima effettuata al GILS (Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia), l’UOC Dermatologia   si doterà di un videodermatoscopio (Referente ambulatorio: Dott.ssa Emanuela Passoni)  (Fig. 3).

Tale apparecchio, mediante la funzione “body mapping”, riesce a scansionare l’intera superficie corporea e a segnalare automaticamente eventuali modifiche avvenute tra la prima visita e le successive, come ad esempio la comparsa di nuovi nevi. Inoltre, l’apparecchio è dotato di un videodermatoscopio digitale che permette di analizzare le lesioni cutanee, ingrandendole fino a 70 volte ad elevata risoluzione.

Il nostro “Argo”, apparecchio gigante dai cento occhi, ci aiuterà nello screening del melanoma e degli altri tumori della pelle nei pazienti con lesioni particolarmente difficili oppure nei soggetti maggiormente a rischio. Tra questi pazienti rientrano soggetti affetti da patologie autoimmuni croniche e che pertanto necessitano di terapie immunosoppressive steroidee e non cortisoniche a lungo termine. In questi pazienti il rischio di melanoma o di altre neoplasie cutanee è più elevato e pertanto la diagnosi precoce di tali lesioni  risulta fondamentale.

La nostra Unità Operativa aderisce al progetto ScleroNet, proposto da  GILS che coinvolge in maniera trasversale reparti ad alta specializzazione afferenti a diversi ospedali della Lombardia, per la diagnosi e la cura della sclerodermia.